Attacco Finale al modello Riace. La Rete delle Città in comune: subito una grande manifestazione nazionale contro il razzismo e per la democrazia.

COMUNICATO

Una grande manifestazione nazionale contro il razzismo, la xenofobia, a difesa del modello Riace, ma anche della democrazia, da mettere in campo con estrema velocità.

Questo su quanto, collaborando pienamente con tutti coloro (società “civile”, forze politiche, associazionismo, ecc) che si stanno muovendo nella sessa direzione, stiamo lavorando e lavoreremo nelle prossime ore e giorni: siamo infatti convinti che non ci sia più tempo, un segnale di ampia portata – unitamente a tante iniziative sui territori, e ordini del giorno di sostegno in tutti i consigli comunali dove siamo presenti – va dato , davvero, in tempi ristrettissimi.

La “deportazione” di massa di fatto che – pur usando strumenti e norme della legalità formale – il Viminale vuol portare avanti a Riace, distruggendo un modello conosciuto a livello mondiale e con la finalità tutta politica di farlo fallire (per far trionfare il calcolo politico della deriva securitaria e del trionfo della paura, in ossequio alla linea politica del ministro attuale), è solo l’esempio più eclatante.

Non possiamo infatti dimenticare i fatti di Lodi, con istituzioni che mettono in piedi l’”apartheid delle mense”, la moltiplicazione dei fenomeni di attacchi a sfondo razzista che quasi nessuno condanna più, il sostanziale silenzio di buona parte delle forze di opposizione (che, come nel caso Riace, hanno dato avvio con i loro precedenti esecutivi all’azione che oggi appare evidentemente “persecutoria”), e non ultimo un preoccupante “interessamento” di magistratura e apparati del Viminale stesso a trovare ogni elemento possibile e immaginabile per colpire Riace: tutto questo delinea un quadro in cui non sono in gioco solo modelli di accoglienza e relative speculazioni politiche, ma la natura di una vera e propria agibilità democratica. Insomma sono in gioco, anche e prima ancora delle persone migranti, le italiane e gli italiani, i valori stessi di una società che si possa definire “civile e democratica”, i valori che siamo abituati a dare per scontati, racchiusi nella nostra Carta Costituzionale e nella sconfitta – ritenuta a torno – definitiva di tragici modelli precedenti.

Per questo agiremo in tutte le direzioni e chiamando – in maniera plurale, aperta e senza primogeniture – tutti alla mobilitazione in varie forme: nelle città (con presidi e testimonianze in vario modo declinate), con il lavoro per una manifestazione nazionale nella quale coinvolgere anche i comuni che vorranno starci.

Ma non possiamo a questo punto fermarci lì, se la posta in gioco è così alta: avanzeremo anche ad altri la proposta di scrivere pubblicamente alle massime autorità dello Stato, ai gruppi parlamentari, ecc, affinché – nel pieno rispetto ovviamente dei ruoli e dei compiti di ciascuno – escano da questo silenzio imbarazzante e facciano sentire la loro voce sul quadro sopra descritto.

Così come si facciano sentire su un punto preciso: l’incompatibilità del ministro Salvini a ricoprire quel ruolo, per le posizioni che prende, per le parole che usa su questi temi, sul singolare fatto che il suo ministero ha messo in atto una ulteriore accelerazione su questo come su altri temi nell’usare strumenti votati al rispetto della “legalità” (con tesi che non esitiamo a definire temerarie) per finalità che coincidono casualmente con i desiderata del ministro nonché del partito di cui è leader. Un ministro, tutore della legalità come quello dell’interno, che è indagato per gravi reati e ha certo responsabilità politiche nella vicenda dei fondi indebitamente ricevuti dal suo partito, rispetto a cui nessuno in parlamento ha avanzato una mozione di sfiducia individuale.

Insomma il gioco è scoperto, è il momento che l’Italia migliore batta un colpo forte. Altrimenti sarà poi forse troppo tardi.

La Rete delle Città in Comune

15 ottobre 2018

 

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