Decreti Salvini e “blocco stradale” Siamo allo Stato di polizia e alla criminalizzazione della protesta. La Rete delle città in comune presenta ordini del giorno nei comuni

COMUNICATO Decreti Salvini e “blocco stradale”- La Rete: A Prato multe e in Sardegna denunce a chi sciopera e protesta. Qui siamo allo Stato di polizia e alla criminalizzazione della protesta. Ordini del giorno nei consigli comunali per abrogare la norma e a favore dei lavoratori colpiti.

Si tratta di una ignobile criminalizzazione della protesta sociale e sindacale. Le sanzioni comminate a lavoratori e lavoratrici, studenti e studentesse vanno immediatamente ritirate e le norme che le hanno rese possibili, i cosiddetti “decreti sicurezza” di Salvini vanno immediatamente abrogati. In questa direzione – come Rete delle Città in Comune – abbiamo promosso tramite i consiglieri e le consigliere che afferiscono alla Rete stessa, ordini del giorno che verranno presentati in decine di Consigli Comunali di tutta Italia.

Ci riferiamo sia agli avvisi di garanzia spiccati nel novembre scorso contro gli allevatori sardi che avevano protestato per i margini estremamente ridotti dei guadagni nella vendita del latte, sia alle sanzioni amministrative (4000 mila euro ciascuno) comminate dal Questore di Prato contro i lavoratori di un’azienda tessile che avevano messo in atto una protesta per le massacranti condizioni di lavoro a cui erano costretti, denunciando così la violazione dei diritti minimi sul luogo di lavoro e il mancato pagamento degli stipendi. Con i decreti sicurezza i “colpevoli” sono coloro che lottano per i propri diritti, non chi li calpesta!

E’ del tutto evidente che anche in questo caso – si tratta dell’applicazione dell’articolo 23 della legge di conversione del primo decreto sicurezza, relativo al reato e all’illecito di “blocco stradale” – questi decreti sono funzionali alla criminalizzazione di qualsiasi protesta sociale, a colpire chi lotta contro disuguaglianze sempre più marcate.

Siamo di fronte a vere e proprie forme di Stato di polizia.
Ad ora nulla si è mosso a livello di maggioranza parlamentare e governativa per l’abrogazione di queste norme, nonostante le dichiarazioni di molti esponenti politici anche di maggioranza, nonché un montante movimento diffuso, che chiede proprio questo. Su norme che mettono palesemente in discussione l’agibilità democratica, provano a ridurre conflitto sociale a questione di ordine pubblico da reprimere, criminalizzare movimenti, associazioni e forze sindacali non ci può essere alcun attendismo o peggio ancora calcoli politici ed elettorali: ciò renderebbe chi non fa nulla ancora più colpevole di chi queste norme le ha approvate. Per questo sosteniamo i lavoratori e gli studenti colpiti da questi provvedimenti e parteciperemo alla mobilitazione che si terrà a Prato sabato prossimo. Saremo in piazza con loro affinché non si ripetano più situazioni simili in nessuna altra parte del paese.

8 gennaio 2020

Rete delle Città in Comune

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