Decreto “Rilancia Italia”: uno schiaffo agli enti locali e alla loro funzione

Uno schiaffo agli enti locali e alla loro funzione, con uno sguardo al passato e nessuna idea sul futuro. Un provvedimento assolutamente insufficiente per reggere l’urto che subiscono e subiranno i Comuni, e nulla per valorizzare una necessaria funzione di prossimità che nel dramma sociale che stiamo vivendo e vivremo avrebbe permesso di salvaguardare la coesione nazionale, attraverso un nuovo protagonismo delle comunità locali.

Queste le prime considerazioni che, come Rete delle Città in Comune, facciamo sul decreto “Rilancia Italia”.

3 miliardi per gli enti locali (verificati da un comitato ristretto e senza nessun meccanismo perequativo), più altre risorse (molti delle quali non a fondo perduto) per esigenze di pagamenti correnti (non di investimenti), sono assolutamente insufficienti, come per altro già evidenziato dalla stessa Anci e da molti sindaci. Per non parlare della questione mutui, dove il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti risulta ancorato alle formule del passato. Nessuna revisione e tanto meno cancellazione del debito è prevista, ma solo una rinegoziazione parziale e temporanea: altro che sposare la linea del Comune di Napoli in tema, come sarebbe stato indispensabile. Nulla in termini di tassazione locale, così come sulla voragine che si aprirà sulla questione gestione del ciclo rifiuti, per non parlare del fondo per il diritto all’abitare che è totalmente insufficiente, con la conseguenza che la questione abitativa si trasformerà in una vera e propria bomba sociale, mentre il ristoro sul trasporto pubblico locale è temporaneo e senza nessun elemento strutturale, non vi è nulla o quasi sul versante dei debiti di dubbia esigibilità, e potremmo continuare.

Ma quello che più colpisce, se fosse possibile, è altro.

Tutto questo rientra in un impianto del decreto che volutamente non interviene sulla fiscalità, in termini progressivi sull’Irpef, per non dire la mancata introduzione di tasse patrimoniali, e di sospensione dei vincoli di bilancio per gli enti locali, dentro una logica di piena continuità con le scelte liberiste che hanno ampliato le diseguaglianze in tutti questi anni, segnati dalla incapacità di mettere in discussione il ruolo della BCE e quindi della gestione del debito pubblico.

In questo quadro sarà impossibile che i Comuni possano dare risposte ad una emergenza sociale ed economica così devastante, e si darà ancora più spazio a chi vuole usare l’emergenza per chiedere poteri speciali nelle città, svendere il patrimonio pubblico per fare cassa, anziché riutilizzarlo, rilanciare grandi opere inutili e devastanti, invece di un sistema di interventi necessari per la sicurezza e la riqualificazione delle città.

È ancora più urgente e necessaria, alla luce del contenuto del cosiddetto “Rilancia Italia”, una mobilitazione diffusa per rimettere al centro i diritti e i bisogni delle comunità, dei milioni di persone invisibili delle nostre città, di chi non ha più un reddito o rischia di perdere la casa. Per questo, a partire anche dalla nostra campagna #maicomeprima,  proponiamo a tutte le realtà che in queste settimane stanno lanciano appelli ed azioni per un percorso di cambiamento rispetto a questo modello economico e sociale, di costruire urgentemente iniziative comuni.

La Rete delle Città in Comune

25 maggio 2020

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