Domani giornata nazionale “sfratti zero”. La Rete: piaga sociale misconosciuta. Noi impegnati in tutta Italia per una svolta. Nelle istituzioni e nelle piazze.

COMUNICATO La Rete delle Città in Comune sarà in piazza, in tutte le città italiane in cui è presente, alle iniziative di mobilitazione promosse per il prossimo 10 ottobre dall’Unione Inquilini per
la giornata nazionale “Sfratti Zero”.

Una delle vere e prioritarie emergenze nel nostro paese è infatti a questione dell’abitare, una emergenza sociale di cui nessuno parla, nonostante  i dati sempre più drammatici di centinaia di migliaia di famiglie in lista d’attesa di un alloggio, e l’esplosione degli sfratti esecutivi – e delle esecuzioni forzate – in buona parte per morosità incolpevole (“perdi il lavoro e perdi la casa”). I dati ci dicono infatti che  a fronte di 700.000 nuclei familiari in graduatoria  nei vari comuni, 1 milione 700.000 le famiglie in disagio abitativo, ci sono circa  4 milioni di abitazioni vuote e circa 7 milioni di abitazioni vuote o occupate in modo che molto spesso nasconda “il nero”.

Un dramma che si espande a macchia d’olio ormai da anni, moltiplicatosi con la crisi economica, tanto più che nel nostro paese da decenni manca un serio piano di edilizia pubblica.

Colpevoli anche le Regioni – tanto di centro destra che di centro sinistra – che stanno rivedendo le loro leggi sull’edilizia residenziale pubblica, cancellando il diritto all’abitare come universale  e trasformandolo in elemosina sociale – si pensi non solo alla Liguria o alla Lombardia, ma anche alla “civile” Toscana, dove si introduce premialità per anni di residenza, e inoltre spostando l’indirizzo premiante per le emergenze assistenziali più che per il bisogno casa –  nonché introducendo per più anche a livello comunale regolamenti discriminatori nei confronti delle cittadine e dei cittadini extracomunitari, senza contare l’aggravarsi di questo problema a causa dei “famigerati decreti sicurezza”.

Sul diritto all’abitare si consuma al contempo la repressione più cinica e violenta sulle famiglie in disagio economico per gli effetti della crisi, a fronte della speculazione e rendita immobiliare.
In questi anni, Governi e Enti Locali hanno ignorato la domanda sociale di alloggi popolari e hanno  permesso invece che si costruisse per speculazione edilizia e rendita fondiaria. In Italia il 30% del patrimonio abitativo è inutilizzato: in Toscana e Veneto un alloggio su cinque è vuoto, in Piemonte un alloggio su quattro.
Eppure, il bisogno casa potrebbe non esistere se si utilizzassero le centinaia di migliaia di abitazioni lasciate volutamente in abbandono, sia pubbliche sia private.

Siamo quindi al sacrificare i diritti sacrosanti e favorire drammi sull’altare di un dogmatico diritto di proprietà – pubblico o privato – che contrasta con la Costituzione e che nasconde l’asservimento alla speculazione edilizia. Su questo vorremmo misurare le annunciate svolte a livello nazionale, ben sapendo che ad ora aleggia un’altra bella novità sottaciuta ed insidiosa: che nelle competenze del regionalismo differenziato a geometria variabile, come sta emergendo, possa rientrare (a richiesta di qualche regione) anche il welfare, e quindi anche il diritto all’abitare (per come l’hanno congegnato appunto alcune regioni). Il che sarebbe la fine anche della sola speranza di avere investimenti e cambi di direzione che lo rendano effettivamente fruibile.

Saremo quindi in piazza a fianco dei sindacati degli inquilini e dei movimenti per il diritto all’abitare, come facciamo da sempre, non solo in questa giornata. Per rilanciare un grande  un piano di edilizia residenziale pubblica che affronti il vero dramma strutturale della casa, coniugandolo con il tema del riuso del patrimonio immobiliare pubblico, contro il consumo di suolo e la trasformazione delle nostre città in Disneyland turistiche.

Le risorse economiche ci sono, a partire da una seria politica di lotta all’evasione e a nuove politiche fiscali che  cancellino i favori al partito della rendita e della speculazione. Occorre anche per questo incalzare sul fronte della proprietà privata perché vengano immessi a canoni accessibili sul mercato immobiliare gli alloggi sfitti; non solo penalizzando fiscalmente i proprietari di abitazioni sfitte, ma anche rilanciando lo strumento della requisizione a fronte di una simile emergenza. Nonché tutta la partita del recupero e dell’auto recupero, e il contrasto alla svendita del patrimonio (vendi tre e se va bene rimetti a nuovo 1).

Rilanceremo queste proposte dopo il 10 ottobre nei consigli comunali per  garantire effettivamente il diritto all’abitare, che è precondizione di una cittadinanza degna, un diritto essenziale in piena crisi sociale, che molti “fenomeni” della politica dolosamente dimenticano, e anzi rilanciano in peggio, volendo tagliare ancora di più il comparto, a livello nazionale e non solo.

Rete delle Città in comune

9 ottobre 2019

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